Libro inusuale nella produzione del popolare scrittore trentino, costruito su un sapiente gioco di rimandi tra una Innsbruck di fine Ottocento e i versanti e le dorsali della lunga ininterrotta catena alpina che collega il Tirolo alla Vallarsa, “Il camminatore” è la saga di un uomo che parte dal proprio piccolo paese natale, sperduto fra le verdi rotondità delle colline della Croazia, per andare alla ricerca delle proprie radici, in una lontana terra ai margini dei monti, dove già, quando tira il vento giusto, l’aria è satura di acqua di mare. Il lungo viaggio a piedi dell’uomo dagli occhi di carbone attraversa terre e villaggi di tempi ormai lontani, e Martinelli sa restituircene suoni, odori, voci e consuetudini con la spontaneità e la freschezza di chi ci abbia da sempre vissuto. I flash back della narrazione ci riportano indietro fra i vicoli carichi di storia delle cittadine tirolesi, mentre su tutto domina, nuda e tagliata dalla luce cruda del sole, la cresta affilata dei monti, che Il Camminatore percorre con la lievità di un’ombra…
“Tutti i duemiladuecentosessanta metri di altitudine stavano lì, sotto i suoi piedi, raccolti in un angolo di roccia erosa, nuda e friabile. Sopra la testa invece, milioni e milioni di chilometri di spazio vuoto e pesante. E intorno il mondo delle montagne, vasto come il respiro. Il sole batteva forte sul cappello a larghe falde dell’uomo, il cui sguardo non si abbassava mai sotto la linea dell’orizzonte. Non adesso, non ancora, saltò su a dire un guizzo di pensiero. La faccia scavata, gli occhi di carbone, il naso pronunciato, la trasandata e lunga barba nera che luccicava sotto quella luce violenta, tutta la figura induceva a considerare quell’uomo… nient’altro che l’ombra di un uomo...” |